I tre grandi Prodigi della “Madonna del Sole”

La Madonna del Sole concesse lungo il corso dei secoli infinite grazie ai suoi devoti, ma la fama e la devozione della Sacra Immagine dovettero la loro origine a molti miracolosi eventi avvenuti nel Santuario; ne ricordiamo tre, che sono i più significativi e celebrati da tutti i pellegrini e gli storici del tempo.

 

1. Guarigione del cieco nato

"Vi era in quelle vicinanze della Valle - scrive il Mei - storico di Belvedere, un pastorello, privo a nativitate della luce degli occhi, il quale, come si può stimare, pascendo il gregge in compagnia di altri suoi pari per quella folta selva ed avvicinandosi al luogo dove era detta Sagra Immagine, mediante un gran splendore che in quell'istante gli si fece davanti, principiò con gran stupore ad alta voce gridare: "Vedo il Sole, Vedo il Sole" ed in così dire prodigiosamente quella Gran Vergine gli concesse il beneficio della luce e da quel tempo fino ai giorni nostri sempre è stata denominata la "Madonna del Sole".

 

2. Il suono della campana

Era da poco incominciato l'anno 1734 (anno che resterà sempre memorabile negli annali del Santuario), scrive il Feltrini, allorché un giorno, alcuni contadini delle vicinanze, mentre stavano nei campi attendendo alle loro faccende, udirono ad ora insolita suonare a distesa la piccola campana della Chiesina, dono del Parroco Catalani.

Credendo che si suonasse per una funzione straordinaria o per lo scoprimento dell'Immagine per qualche ammalato (come in allo­ra si usava fare), si avvicinarono colà; ma qual fu la loro meraviglia nel veder la porta chiusa ed avendo picchiato nessuno rispondeva loro! Un po' costernati e confusi, credendo di avere preso un abbaglio (ma come se in tanti l'avevano udito?) ritornarono alle loro faccende. Dopo non molti giorni quel suono si ripetè: tornarono di nuovo, ma la Chiesa era sempre chiusa e nessuno vi era entro che avesse potuto tirare la fune. Attoniti e costernati, non sapendo come spiegare il fenomeno, riferirono la cosa ai vicini Padri Francescani Riformati, i quali, avendo inteso anch'essi il suono insolito e volendosi persuadere di quanto avveniva, chiesero la chiave della Chiesina e la tennero presso di loro.

Ma oh! meraviglia! quel suono seguitava a ripetersi anzi si faceva sempre più frequente. Ormai non vi era più dubbio; era Maria che con quel suono miracoloso chiamava i suoi figli e voleva riaccendere in essi la devozione verso la sua benedetta Immagine.

Reggeva allora la Parrocchia di S. Pietro Apostolo in Belvedere Don Marco Egidio Ferri, parroco zelante e prudente. Anche al suo orecchio pervenne la notizia di questo suono prodigioso; e non già che dubitasse della potenza di Maria, ma per persuadersi maggior­mente e "per conoscere meglio se quel suono fosse prodigioso (ad effectum cognoscendi num sonus ille fuerit necne prodigiosus), come lasciò scritto l'immediato suo successore Don Picciotti, fece togliere la fune (fuit solutus funis): ma nonostante la rimozione della fune, quel suono si udiva come prima (seci qua non obstante amotione funis audiebatur nt prius sonus eiusdem).

Il miracolo era evidente; e la fama del medesimo non tardò a spargersi anche nei paesi circonvicini. Incominciarono ad affluire devoti pellegrini i quali, ogni giorno crescevano sempre più di numero sia per essere spettatori del suono miracoloso e soprattutto per chiedere a Maria grazie e favori. E Maria, a tutti sorridendo benigna, dal suo trono di misericordia spandeva su tutti le sue celesti benedizioni; ora erano infermi che ricevevano la perduta sanità; ora attratti che riacquistavano l'uso delle membra perdute; ora derelitti e tribolati che ricevevano pace e ristoro; ora peccatori che ricevevano la grazia della conversione.

La piccola chiesa addivenne in breve meta d'innumerevoli pellegrinaggi di gran lunga più numerosi e frequenti di quelli dei secoli precedenti nella vecchia Chiesa della Valle.

Non si creda che quel suono prodigioso sia stata cosa passegge­ra ed udito da pochi fortunati. No, quel suono durò ad intermittenze per circa undici mesi (come attesta il Mei), e moltissimi quam­plurimi (dice il Picciotti furono quelli che l'udirono).

Finalmente però nella seconda domenica di Novembre, Festa del Patrocinio di Maria, mentre gran folla dì devoti, non curanti della rigida stagione, era adunata in quel benedetto luogo, il prodigio si rinnovò in un modo anche più solenne poiché il suono si fece sentire più a lungo e con più insistenza quasi ultimo ricordo e per assicurarci della indefettibile protezione di Maria. Poi tutto ad un tratto cessò, nè fu più udito.

Intanto il prodigio non era passato senza interesse dell'Autorità Ecclesiastica e Mons. Rizzardo Isolani, allora Vescovo della Diocesi ne era stato informato.

Parecchie persone di specchiata probità tra cui molti Religiosi e Sacerdoti, che erano stati più volte testimoni del miracolo, se ne interessavano. Ne fu poi informata la stessa S. Congregazione dei Riti, e, per mandato della medesima, l'Ill.mo e Rev.moo Mons. Giovanni Francesco Cavallini Vicario Generale dì Senigallia, per gli atti del R.D. Bernardo Mostarda, ne fece con grande cura diligentissimo e regolare processo e tutto fu quindi consegnato agli atti pubblici.

 

 

3. La guarigione di un Sordo-Muto

E tra tanti prodigi ci gode l'animo - continua il Feltrini - di poterne raccontare un altro che, tramandato di padre in figlio, è ancor vivo nella memoria di alcuni vecchi della Parrocchia. Se ne tornava in sul far della sera dal suo lavoro e s'avviava verso casa un tal Piccini muratore da parecchio tempo privo del tutto dell'udito.

Solo, malcontento, assorto da mesti pensieri pensando forse alla sua infermità, passava il detto muratore cogli istrumenti del lavoro in ispalla innanzi alla detta Chiesina, quando tutto ad un tratto un rumore insolito si fa sentire ne suoi orecchi, rumore che man mano si fa sentire più distinto. Non v'è dubbio: è il suono di una campana. Volge istintivamente gli occhi verso la Chiesina e, con sua grande meraviglia, vede che la piccola campana si agita e suona a distesa.

A tale spettacolo il buon muratore rimane dapprima attonito, poi si ricorda di Maria, dell'Immagine prodigiosa e comprende il miracolo e la grazia ricevuta. Si prostra quindi in ginocchioni per terra, gli cadono dalle spalle gli strumenti del lavoro e, allargando le mani verso la Chiesa, cogli occhi ripieni di lacrime, scioglie la lingua in un inno di lode, di benedizione e di ringraziamento alla sua celeste Benefattrice.

 

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